jeudi 12 mai 2011

L'ingresso del ricco banchiere – Emile Zola, L'Argent.

Senza aggiungere una parola, egli si alzò, chiamò il cameriere, per pagare, mentre, calmissimo, Huret, che conosceva le sue arrabbiature, continuava a mandar giù grossi bocconi di pane e lo lasciava andare, per paura di uno scandalo. Ma, a quel momento, nella sala, ci fu una forte emozione.


Era entrato Gundermann, il banchiere re, il padrone della Borsa e del mondo, un uomo di sessant'anni, la cui enorme testa calva, dal naso spesso, dagli occhi tondi, a fior di testa, esprimeva una caparbia e una fatica immense. Mai andava alla Borsa, affettando perfino di non mandarvi rappresentanti ufficiali. Mai nemmeno pranzava in un luogo pubblico. Soltanto, di quando in quando, gli capitava, come quel giorno, di farsi vedere al ristorante Champeaux, dove si sedeva a un tavolino per farsi semplicemente servire un bicchiere d'acqua di Vichy, su di un piatto. Soffrendo da vent'anni di una malattia di stomaco, si nutriva assolutamente solo di latte.


Subito, il personale fu sottosopra per portare il bicchier d'acqua, e tutti i commensali presenti si appiattirono. Moser, con l'aria anientata, contemplava quell'uomo che sapeva i segreti, che faceva a suo beneplacito il rialzo e il ribasso, come Dio fa il tuono. Lo stesso Pillerault lo salutava, non avendo fede che nella forza irresistibile del miliardo.

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