vendredi 16 décembre 2011

Benabar - Je Suis De Celles



Tiens, qu'est-ce que tu fais là ?
C'est moi, c'est Nathalie
Quoi tu me reconnais pas ?
Mais si

On était ensemble au lycée
C'est vrai, j'ai changé
J'ai des enfants, un mari
Bah quoi, t'as l'air surpris

J'étais pas destinée
A une vie bien rangée
J'étais perdue
Mon mari m'a trouvée

J'étais de celles
Qui disent jamais non
Les "Marie couche-toi là"
Dont on oublie le nom

J'étais pas la jolie
Moi, j'étais sa copine
Celle qu'on voit à peine
Qu'on appelle machine

J'avais deux ans de plus
Peut-être deux ans de trop
Et j'aimais les garçons
Peut-être un peu trop

Bien sûr, vous aviez eu
Des dizaines de conquêtes
Que personnes n'avaient vues
Toujours pendant les fêtes

Pour beaucoup d'entre vous
Je suis la première fois
De celles qui comptent
Mais pas tant que ça

Je n'étais pas de celles
A qui l'on fait la cour
Moi, j'étais de celles
Qui sont déjà d'accord

Vous veniez chez moi
Mais dès le lendemain
Vous refusiez en public
De me tenir la main

Quand vous m'embrassiez
A l'abri des regards
Je savais pourquoi
Pour pas qu'on puisse nous voir

Alors je fermais les yeux
A m'en fendre les paupières
Pendant que pour guetter
Vous les gardiez ouverts

Je me répétais :
" faut pas que je m'attache "
Vous vous pensiez :
" il faut pas que ça se sache "

Mais une fois dans mes bras
Vos murmures essoufflés
C'est à moi, rien qu'à moi
Qu'ils étaient destinés

Enlacée contre vous
A respirer vos cheveux
Je le sais, je l'affirme
Vous m'aimiez un peu

Certaines tombent amoureuses
C'est pur, ça les élève
Moi, je tombais amoureuse
Comme on tombe d'une chaise

Et gonflés de l'avoir fait
Vous donniez conférence
Une souris qu'on dissèque
Mon corps pour la science

Je nourrissais
Vos blagues de caserne
Que vous pensiez viriles
Petits hommes des cavernes

D'avoir pour moi
Un seul mot de tendresse
Vous apparaissait
Comme la pire des faiblesses

Vous les fiers à bras
Vous parliez en experts
Oubliant qu'dans mes bras

Vous faisiez moins les fiers
Et les autres filles
Perfides petites saintes
M'auraient tondue les cheveux
A une autre époque

Celles qui ont l'habitude
Qu'on les cajole
Ignorent la solitude
Que rien ne console

Vous veniez chez moi
Mais dès le lendemain
Vous refusiez en public
De me tenir la main.


Ehi, cosa stai facendo qui?
Sono io, Natalie
Ma non mi riconosci?
Ma sì

Siamo stati insieme al liceo
E' vero, sono cambiata
Ho dei figli, un marito
Beh, cosa c'è? Hai l'aria sorpreso

Non ero destinata
a una vita ben ordinata
Ero persa
Mio marito mi ha trovata

Io ero una di quelle
Che non dicono mai di no
Una ragazza facile
Di cui ci si dimentica il nome

Non ero carina
io, ero la sua amica
Quella che si vede appena
Che è chiamata "quella lì"

Avevo due anni di più
Forse due anni di troppo
Mi piacevano i ragazzi
Forse un pò troppo

Naturalmente, avevate avuto
Decine di conquiste
Che nessuno aveva visto
Sempre durante le vacanze

Per molti di voi
Sono la prima volta
Di quelle che contano
Ma non tanto

Non ero di quelle
Che sono corteggiate
Io ero di quelle che
sono già d'accordo

Venivate a casa
Ma il giorno dopo
Rifiutavate in pubblico
Di tenermi la mano

Quando mi baciavate
al riparo dagli sguardi
Sapevo perché?
Perchè nessuno possa vederci

Allora chiudevo gli occhi
Da spaccarmi le palpebre
Mentre per spiare
Li tenevate aperti

Mi ripetevo:
"Non devi attaccarti"
Voi pensavate:
"Non si deve sapere"

Ma una volta tra le mie braccia
I vostri mormorazi senza fiato
E' per me, soltanto per me
Che erano destinati

Intrecciata con voi
A respirare i vostri capelli
Lo so, lo affermo
Mi amavate un po '

Certe si innamorano
Questo è puro, le eleva
Io mi innamoravo
Come si cade da una sedia

E gonfiati per averlo fatto
Davate conferenza
Una topa che si seziona
Il mio corpo alla scienza

Nutrito
I vostri scherzi di caserma
Che pensavate virili
Piccoli cavernicoli

Avere per me
Una sola parola di tenerezza
Vi appariva
Come il peggiore delle debolezze

Voi bulli
Parlavate come esperti
Dimenticando che tra le mie braccia

Facevate meno gli orgogliosi
E le altre ragazze
Perfide piccole sante
Mi avrebbero rasato i capelli
In un altra epoca

Quelle che hanno l'abitudine di essere coccolate
Ignorare la solitudine
Che niente consola

Venivate a casa
Ma il giorno dopo
Rifiutavate in pubblico
Di tenermi la mano

dimanche 4 décembre 2011

Avento e simbolismo

Quattro settimane prima di Natale
Le quattro settimane includendo le quattro domeniche che precedono la veglia di Natale corrispondono all'Avento. Avento, del latino adventus che significa venuta, arrivo.
Per i cristiani, questo termine classico era usato per indicare la venuta di Cristo tra gli uomini. Dal Papa Gregorio I, noto anche come Gregorio Magno, l'Avvento è il periodo di preparazione alla venuta di Cristo. Inizia con la quarta Domenica prima di Natale e segna l'anno ecclesiastico.


Il grigiore e le giornate brevi si assestano
Novembre si assesta nelle città e le campagne con il suo grigiore, le giornate corte, la notte che invade le case, la pioggia, il freddo, il vento. Già ai tempi pagani celebrazioni erano organizzate per quel tempo. Esse manifestavano la volontà degli uomini per scongiurare la paura di entrare in una casa morta immersa nella notte e l'arrivo spaventoso delle lunghe notti.


Il simbolo principale dell'Avento è sicuramente la luce,
il che è comprensibile in questo periodo dell'anno. La luce non solo caccia l'oscurità ma rappresenta anche la speranza e la lotta contro il male. Secondo le feste, l’attesa di Natale si trasforma in celebrazione della luce e della fertilità. I giorni bui sono pieni di luci.
Preparare Natale significa trasformare i giorni tristi precedenti in momenti magici pieni di speranza. Significa scongiurare le cattive sorti portate dalla fantasia paralizzata dal freddo e dalla notte. Significa allontanare la morte.


Il sole tramonta, viva il sole e festeggiamolo!
Dall’Avento tutta la casa è arredata in attesa del grande giorno:
- Corona dell'Avento sul tavolo,
- Corona sulla porta d'ingresso,
- Ghirlande intorno alle porte,
- Luce calda delle candele.
La festa di Sant'Andrea fissa a pochi giorni, l'entrata in Avento.
La Domenica più vicina a questa festa è la prima Domenica di Avento. I nostri antenati nel nord Europa, che temevano di vedere il sole scomparire per sempre, nel cuore dell’inverno, vestivano le loro case, di corone fatte di foglie verdi. In Germania, esiste la corona dell'Avento solo dalla prima guerra mondiale.

La corona è un antico simbolo dai molteplici significati.

Le corone tonde dell'Avento evocano il sole e annunciano il suo ritorno. Più recentemente, un pastore tedesco ha deciso di accendere ogni giorno una candela disposta su una ruota, per celebrare i 24 giorni che precedono il Natale. La ruota fu sostituita da un albero di Natale e le candele ridotte a quattro. Segnano le 4 Domeniche prima di Natale.

Per i cristiani, questa corona è anche il simbolo di Cristo Re, l’agrifoglio ricorda la corona di spine posta sul capo di Cristo prima di essere stato messo in croce. Le 4 Domeniche simboleggiano anche le quattro stagioni ed i quattro punti cardinali.
Natale sarà lì quando l'ultima candela sarà accesa. Sovente le candele sono rosse per evocare il fuoco e la luce. Sulle corone d’ispirazione svedese, le candele sono bianche, il colore di festa e di purezza. In Austria sono scelte viola perché questo colore è simbolo di penitenza.



Il calendario dell'Avento per l'attesa
Questa tradizione tedesca è nata dalla fantasia di un padre che voleva indirizzare l'impazienza dei suoi figli. Taglio’ delle immagini religiose che diede a loro ogni mattina. Poco dopo, le immagini sacre sparirono per lasciare spazio a dei dolci. Il calendario era nato!

Certe feste danno anche il segnale per l'inizio dell'inverno, come Halloween il 31 ottobre, i tedeschi seguono da vicino il San Martino l'11 novembre. La più importante per il popolo del Nord e dell'Est Europa resta il San Nicola il 6 dicembre.

dimanche 21 août 2011

PANE CAENTE



Oh, custa durche abba 'e Triulas ses tue.
Oh, sos limpios chelos 'e Bono ses tue.
Oh, su 'entu 'e sa notte in sos montes ses tue.
Oh, ocros de morte 'e un anzone ses tue.

Bella custa luna, beni chi non b'at niunu in domo e chi b'at fritu affora.
Bona sa fortuna chi nos donat sa dultzura de custu semene de omine e sambene de femina.

Oh, pane caente de custa die.
Lassami, lassami asie,
frimma s'olvidu umpare a tie.
Oh, pane caente.

Oh, su pane caente a manzanu ses tue.
Oh, su riu chi mi ninna su coro ses tue.
Bella custa luna, balla como chi non b'at niunu in domo e chi b'at fritu affora.
Bona sa fortuna chi nos donat sa dultzura de custu semene de omine, e sambene de femina.

Oh, pane caente de custa die.
Lassami, lassami asie,
frimma s'olvidu umpare a tie.
Oh, pane caente.

Oh, ruja che binu sa 'ucca sa tua, sa 'ucca sa mea.
Oh, mele in sa 'ula mea ses tue.

Oh, pane caente !


Oh, questa dolce pioggia di luglio sei tu.
Oh, i limpidi cieli di Bono sei tu.
Oh, il vento nella notte nei monti sei tu,
Oh, gli occhi di morte di un agnello sei tu.

Bella questa luna, vieni che non c'è nessun in casa, c'è freddo fuori.
Buona la fortuna che ci dona la dolcezza di questo seme di uomo e sangue di femmina.

Oh, pane caldo di questo giorno.
Lasciami, lasciami cosi',
ferma il ricordo insieme a te.
Oh, pane caldo.

Oh, il pane caldo al mattino sei tu.
Oh, il fiume che culla il mio cuore sei tu.
Bella questa luna, vieni che non c'è nessun in casa, c'è freddo fuori.
Buona la fortuna che ci dona la dolcezza di questo seme di uomo e sangue di femmina.

Oh, pane caldo di questo giorno.
Lasciami, lasciami cosi',
ferma il ricordo insieme a te.
Oh, pane caldo.

Oh, rossa come il vino la bocca tua, la bocca mia.
Oh, miele nella mia gola sei tu.

Oh, pane caldo!





Phrase du jour

"Quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l'aspetto di giganti." (Karl Kraus, 1874 - 1936, scrittore, giornalista, autore satirico, saggista, aforista e poeta austriaco.)

vendredi 20 mai 2011

PHRASE DU JOUR

Lorsqu’une personne se confie à vous, ne parlez pas. Mais, en ouvrant votre cœur, ressentez tout ce qu’elle a sur le sien.

Muse - Exogenesis Symphony Part 3



dimanche 15 mai 2011

Rudyard Kipling - Allora, sarai un uomo, ragazzo mio!

Se puoi vedere distrutto il lavoro di tutta la tua vita
e senza dire una parola ricominciare,
se puoi perdere, in un colpo solo, i guadagni di cento partite
senza un gesto e senza un sospiro di rammarico;

Se puoi essere un amante perfetto senza che l'amore ti renda pazzo,
se puoi essere forte senza cessare di essere tenero
e sentendoti odiato non odiare,
pure lottando e difendendoti;

Se riuscirai ad ascoltare la verità da te espressa,
distorta da furfanti per intrappolarvi gli ingenui,
o a veder crollare le cose per cui dai la tua vita
e a chinarti per rimetterle insieme con mezzi di ripiego;

se riuscirai a costringere cuore, nervi e muscoli,
benché sfiniti da un pezzo, a servire ai tuoi scopi,
e a tener duro quando niente più resta in te
tranne la volontà che ingiunge: "tieni duro!";

Se riuscirai a parlare alle folle serbando le tue virtù
o a passeggiar coi re e non perdere il tuo fare ordinario,
se né i nemici né i cari amici riusciranno a colpirti,
se tutti contano per te, ma nessuno mai troppo;

Se tu sai meditare, osservare, conoscere,
senza diventare mai uno scettico o un demolitore,
sognare senza che il sogno diventi il tuo padrone,
pensare senza essere soltanto un pensatore;

se puoi essere duro e mai in rabbia,
se puoi essere coraggioso e mai imprudente,
se sai essere buono, se sai essere saggio,
senza diventare né moralista, né pedante;

Se puoi incontrare il Trionfo e la Disfatta
e ricevere i due mentitori con fronte uguale,
se puoi conservare il tuo coraggio e il tuo sangue freddo
quando tutti lo perdono;

Allora i Re, gli Dei, la Fortuna e la Vittoria
saranno per sempre tuoi sommessi schiavi,
e, ciò che vale meglio dei Re e della Gloria,

Tu sarai un uomo, ragazzo mio!


Rudyard Kipling (poeta, scrittore britannico ; Bombay, 1865 – Londra, 1936)

Rudyard Kipling - Alors, tu seras un homme, mon fils !

Si tu peux voir détruit l'ouvrage de ta vie
Et sans dire un seul mot te mettre à rebâtir,
Ou perdre en un seul coup le gain de cent parties
Sans un geste et sans un soupir ;

Si tu peux être amant sans être fou d'amour,
Si tu peux être fort sans cesser d'être tendre,
Et, te sentant haï, sans haïr à ton tour,
Pourtant lutter et te défendre ;

Si tu peux supporter d'entendre tes paroles
Travesties par des gueux pour exciter les sots,
Et d'entendre mentir sur toi leurs bouches folles,
Sans mentir toi-même d'un mot ;

Si tu peux rester digne en étant populaire,
Si tu peux rester peuple en conseillant les Rois,
Et si tu peux aimer tous tes amis en frère,
Sans qu'aucun d'eux ne soit tout pour toi ;

Si tu sais méditer, observer et connaître,
Sans jamais devenir sceptique ou destructeur,
Rêver, mais sans laisser ton rêve être ton maître,
Penser sans n'être qu'un penseur ;

Si tu peux être dur sans jamais être en rage,
Si tu peux être brave et jamais imprudent,
Si tu sais être bon, si tu sais être sage,
Sans être moral ni pédant ;

Si tu peux rencontrer Triomphe après Défaite,
Et recevoir ces deux menteurs d'un même front,
Si tu peux conserver ton courage et ta tête,
Quand tous les autres les perdront ;

Alors les Rois, les Dieux, la Chance et la Victoire
Seront à tout jamais tes esclaves soumis,
Et, ce qui vaut mieux que les Rois et la Gloire,

Tu seras un homme, mon fils.

Rudyard Kipling (poète, écrivain britannique ; Bombay, 1865 – Londres, 1936)

jeudi 12 mai 2011

L'ingresso del ricco banchiere – Emile Zola, L'Argent.

Senza aggiungere una parola, egli si alzò, chiamò il cameriere, per pagare, mentre, calmissimo, Huret, che conosceva le sue arrabbiature, continuava a mandar giù grossi bocconi di pane e lo lasciava andare, per paura di uno scandalo. Ma, a quel momento, nella sala, ci fu una forte emozione.


Era entrato Gundermann, il banchiere re, il padrone della Borsa e del mondo, un uomo di sessant'anni, la cui enorme testa calva, dal naso spesso, dagli occhi tondi, a fior di testa, esprimeva una caparbia e una fatica immense. Mai andava alla Borsa, affettando perfino di non mandarvi rappresentanti ufficiali. Mai nemmeno pranzava in un luogo pubblico. Soltanto, di quando in quando, gli capitava, come quel giorno, di farsi vedere al ristorante Champeaux, dove si sedeva a un tavolino per farsi semplicemente servire un bicchiere d'acqua di Vichy, su di un piatto. Soffrendo da vent'anni di una malattia di stomaco, si nutriva assolutamente solo di latte.


Subito, il personale fu sottosopra per portare il bicchier d'acqua, e tutti i commensali presenti si appiattirono. Moser, con l'aria anientata, contemplava quell'uomo che sapeva i segreti, che faceva a suo beneplacito il rialzo e il ribasso, come Dio fa il tuono. Lo stesso Pillerault lo salutava, non avendo fede che nella forza irresistibile del miliardo.

Phrase du jour

“Ce n’est pas ce qui est vrai qui est beau, c’est ce qui est beau qui est vrai.” (John Keats, poète britannique, 1795 - 1821 ; l'un des plus importants poètes de sa génération)

lundi 28 mars 2011

Earth hour à travers le Monde


Earth Hour est un événement mondial à l’initiative du WWF durant lequel les citoyens, les pouvoirs publics, les villes et les entreprises ont éteint leurs lumières pendant 1 heure, le samedi 26 mars 2011, pour lutter contre le changement climatique.
Pour sa 4e édition, Earth Hour a vu se mobiliser des centaines de millions de personnes dans 134 pays dans le monde.


Ci-dessous :

Taj Hotel de Bombay - Empire State Building à NY
Musée de l'Hermitage à Saint-Pétersbourg
Stockholm
Brandenburger Tor de Berlin - Quartier des affaires de Singapour
La grande muraille de Chine - Sagrada Familia à Barcelone
Tour Eiffel à Paris - Sydney












dimanche 20 février 2011

Cosmic census finds crowd of planets in galaxy

WASHINGTON (AP) — Scientists have estimated the first cosmic census of planets in our galaxy and the numbers are astronomical: at least 50 billion planets in the Milky Way.


At least 500 million planets in the Milky Way are in the not-too-hot, not-too-cold zone where life could exist, scientists announced Saturday. The numbers were extrapolated from the early results of NASA's planet-hunting Kepler telescope.


Kepler science chief William Borucki says scientists took the number of planets they found in the first year of searching a small part of the night sky and then made an estimate on how likely stars are to have planets. Kepler spots planets as they pass between Earth and the star it orbits.

So far Kepler has found 1,235 candidate planets, with 54 in the Goldilocks zone, where life could possibly exist. Kepler's main mission is not to examine individual worlds, but give astronomers a sense of how many planets, especially potentially habitable ones, there are likely to be in our galaxy. They would use the one-four-hundredth of the night sky that Kepler is looking at and extrapolate from there.

Borucki and colleagues figured one of two stars has planets and one of 200 stars has planets in the habitable zone, announcing these ratios Saturday at the American Association for the Advancement of Science annual conference in Washington. And that's a minimum because these stars can have more than one planet and Kepler has yet to get a long enough glimpse to see planets that are further out from the star, like Earth, Borucki said.

For example, if Kepler were 1,000 light years from Earth and looking at our sun and noticed Venus passing by, there's only a one-in-eight chance that Earth would also be seen, astronomers said.
To get the estimate for the total number of planets, scientists then took the frequency observed already and applied it to the number of stars in the Milky Way.

For many years scientists figured there were 100 billion stars in the Milky Way, but last year a Yale scientist figured the number was closer to 300 billion stars.
Either way it shows that Carl Sagan was right when he talked of billions and billions of worlds, said retired NASA astronomer Steve Maran, who praised the research but wasn't part of it.

And that's just our galaxy. Scientists figure there are 100 billion galaxies.
Borucki said the new calculations lead to worlds of questions about life elsewhere in the cosmos. "The next question is why haven't they visited us?"
And the answer? "I don't know," Borucki said.

samedi 19 février 2011

Speaking 2 languages may delay getting Alzheimer's

Mastering a second language can pump up your brain in ways that seem to delay getting Alzheimer's disease later on, scientists said Friday.

Never learned to habla or parler? While the new research focuses mostly on the truly long-term bilingual, scientists say even people who tackle a new language later in life stand to gain.

The more proficient you become, the better, but "every little bit helps," said Ellen Bialystok, a psychology professor at York University in Toronto.
Much of the study of bilingualism has centered on babies, as scientists wondered why simply speaking to infants in two languages allows them to learn both in the time it takes most babies to learn one. Their brains seem to become more flexible, better able to multitask. As they grow up, their brains show better "executive control," a system key to higher functioning — as Bialystok puts it, "the most important part of your mind."

But does that mental juggling while you're young translate into protection against cognitive decline when you're old?
Bialystok studied 450 Alzheimer's patients, all of whom showed the same degree of impairment at the time of diagnosis. Half are bilingual — they've spoken two languages regularly for most of their lives. The rest are monolingual.

The bilingual patients had Alzheimer's symptoms and were diagnosed between four and five years later than the patients who spoke only one language, she told the annual meeting of the American Association for the Advancement of Science.

Being bilingual does nothing to prevent Alzheimer's disease from striking. But once the disease does begin its silent attack, those years of robust executive control provide a buffer so that symptoms don't become apparent as quickly, Bialystok said. "They've been able to cope with the disease," she said.
Her work supports an earlier study from other researchers that also found a protective effect.

What is it about being bilingual that enhances that all-important executive control system?
Both languages are essentially turned on all the time, but the brain learns to inhibit the one you don't need, said psychology professor Teresa Bajo of the University of Granada in Spain. That's pretty constant activity.

That's not the only area. University of British Columbia psychologist Janet Werker studies infants exposed to two languages from birth to see why they don't confuse the two, and says bilingual babies learn very early to pay attention better.

Werker tested babies in Spain who were growing up learning both Spanish and Catalan. She showed the babies videos of women speaking languages they'd never heard — English and French — but with the sound off. By measuring the tots' attention span, Werker concluded that babies could distinguish between English and French simply by watching the speakers' facial cues. It could have been the different lip shapes.

"It looks like French people are always kissing," she joked, while the English "th" sound evokes a distinctive lip-in-teeth shape.
Whatever the cues, monolingual babies couldn't tell the difference, Werker said Friday at the meeting.

But what if you weren't lucky enough to be raised bilingual? Scientists and educators know that it becomes far harder to learn a new language after puberty.
Partly that's because adults' brains are so bombarded with other demands that we don't give learning a new language the same attention that a young child does, Bialystok said.

At the University of Maryland, scientists are studying how to identify adults who would be good candidates to master a new language, and then what types of training are best. Having a pretty strong executive control system, like the lifelong bilinguals have, is among the good predictive factors, said Amy Weinberg, deputy director of the university's Center for Advanced Study of Language.

But people don't have to master a new language to benefit some, Bialystok said. Exercising your brain throughout life contributes to what's called cognitive reserve, the overall ability to withstand the declines of aging and disease. That's the basis of the use-it-or-lose-it advice from aging experts who also recommend such things as crossword puzzles to keep your brain nimble.

"If you start to learn at 40, 50, 60, you are certainly keeping your brain active," she said.

http://yourlife.usatoday.com/health/medical/alzheimers/story/2011/02/Speaking-2-languages-may-delay-getting-Alzheimers/43903878/1?csp=34news&utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+usatoday-NewsTopStories+%28News+-+Top+Stories%29

jeudi 17 février 2011

« Paris, avant-après »

Georges Eugène Haussmann (né le 27 mars 1809 à Paris, mort le 11 janvier 1891 à Paris), couramment appelé le « baron Haussmann », a été préfet de la Seine du 23 juin 1853 au 5 janvier 1870. À ce titre, il a dirigé les transformations de Paris sous le Second Empire en élaborant un vaste plan de rénovation.

Comment Haussmann a métamorphosé Paris : un face à face inédit entre les photos de Charles Marville avant les transformations du baron Haussmann et autant de photos du Paris contemporain, prises au même endroit et sous le même angle. Une expo à voir à l'Académie d'architecture, 9 place des Vosges à Paris.

Ici, on assiste à l’achèvement du percement de l’avenue de l'Opéra (1877). Les immeubles vus au premier plan seront bientôt démolis et remplacés par les immeubles que l’on voit sur la photo suivante, aux belles façades haussmanniennes. © Les Editions du Mécène


Avenue de l’Opéra - Vues prises au niveau de la rue d’Antin. © Les Editions du Mécène

mercredi 16 février 2011

Stefano Benni – Bar sport duemila

"Il bar Fico"

La cordialità degli avventori del Bar Fico è entustiasta ed esibita in modo perfino sospetto. Chi entra, urla di gioia al cospetto del conoscente, come se non lo vedesse da dieci anni, mentre lo ha lasciato la sera prima.

E tutto un fiorire di pacche sulle spalle e virili toccate di coglioni tra gli uomini, di trilli e bacetti sodali tra le donne. Mentre si saluta e si bacia il primo conoscente, già con la mano si fa un cenno al secondo e si strizza l'occhio al terzo. Per uno strano contrappunto, queste espressioni di affetto e cameratismo vengono per lo piu' accompagnate da spiritosi epiteti quali "brutto bastardo!", "eccoti qua, vecchia checca!" oppure "stronza, dov'eri finita?" o "troia, che sorpresa!".

Lo scopo di questo Gran Teatro della cordialità è naturalmente segnalare il proprio arrivo e parimenti mostrare quanta gente si conosce. Guai a chi, entrando in un Bar Fico, va direttamente alla cassa e non saluta, né viene salutato da qualcuno. Chi è? Un rappresentante di mentine, un rapinatore o peggio, un non-Vip che vuole inserirsi a tradimento?

Il vero habitué del Bar Fico poi, non solo saluta fragorosamente, ma piange di commozione, stritola mani, bacia sensualmente, dopodiché si apparta in un angolo con un conoscente esternandogli l'odio per tutti i presenti, l'insofferenza per queste recite smancerose, e la noia di doversi recare li' tutte le sere, mentre nei bar di Manhattan o di Marbella c'è tutta un'altra atmosfera.

vendredi 7 janvier 2011

Phrase du jour

"Les boiteux, je les ai guéris, les aveugles aussi. Mais, pour les imbéciles, je n’ai rien pu faire." (Jésus)
"Gli storpi li ho guariti, i ciechi pure. Con gli stupidi non sono riuscito." (Gesù)